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Amsterdam-Paris
Da Amsterdam a Parigi in bici
Per questo viaggio la filosofia è stata semplice: squadra che vince non si cambia. Il setup era ancora quello col portapacchi artigianale, l’asse di legno fissata con l’aiuto di mio nonno e la valigia North Face legata sopra, perfettamente squadrata sul retro della bici. La grande novità era però la tenda: una FORCEATT 3–4 posti che si è rivelata una piccola casa viaggiante, spaziosa, confortevole e soprattutto impermeabile. Sapere di poter dormire al coperto e all’asciutto ogni sera dava al viaggio una sensazione di solidità nuova, quasi adulta.
Il punto di partenza, questa volta, non era il portone di casa ma l’aeroporto di Malpensa. Le bici smontate, chiuse nelle scatole, caricate sull’aereo, e poi il volo verso Amsterdam. A destinazione, il primo rito: rimontare le biciclette in un angolo dell’aeroporto, tra brugole e fascette, finché ogni vite torna al suo posto. Poi un treno verso il centro città, le bici nel vagone con noi e quella sensazione strana di essere già in viaggio, ma non ancora davvero in sella.
Arrivo ad Amsterdam
Una volta arrivati in città, abbiamo raggiunto il campeggio che sarebbe stato la nostra base per i primi giorni. Abbiamo montato la tenda e asciato i bagagli, per tornare subito verso il centro, decisi a sfruttare ogni briciolo di luce rimasta.
Stanchi morti, ma curiosi, abbiamo visitato il museo Van Gogh e ci siamo persi tra le sue tele, usciti da lì però siamo crollati per un riposino sulle collinette fuori dal museo. Una volta svegli però abbiamo vagato per le vie del centro di Amsterdam, tra canali, ponti, biciclette ovunque e quella luce che solo il Nord Europa sa avere la sera.
Amsterdam a ruota libera
Anche il giorno seguente è stato dedicato a esplorare la città. Senza il peso dei bagagli né l’ansia dei chilometri da fare, ci siamo concessi Amsterdam con calma: quartieri, canali, piazze, mercati, deviazioni a caso. È stato il giorno in cui la città è passata da “cartolina” a luogo vissuto, con le sue abitudini e i suoi ritmi.
Partenza verso Rotterdam
È stato il giorno del vero inizio del viaggio in bici. Smontata la tenda, salutata Amsterdam e salutato anche uno dei nostri amici che non poteva proseguire con noi, abbiamo puntato le ruote verso sud. Da subito l’Olanda ci ha mostrato il suo due lati:
- Il migliore rappresentato dalle ciclabili perfette immerse nella natura, nessuna auto, nessun rumore di motore nemmeno all’orizzonte. Solo il fruscio delle gomme sull’asfalto e il vento nei campi.
- Il lato negativo è stato scoprire quanto può essere difficile viaggiare tutto il giorno controvento, vedendo quelle pale eoliche girare fortissimo che ti danno le spalle, indicando quindi che il vento ti sta arrivando tutto in faccia.
Tuttavia pedalare lì è quasi un esercizio di pace. Le ciclabili tagliano campagne, costeggiano canali, attraversano piccoli villaggi ordinati. Senza grandi strappi, siamo arrivati fino a Rotterdam, accolti da un’aria più urbana ma sempre estremamente bike-friendly. Rotterdam è stata più un luogo di passaggio che una tappa di esplorazione profonda, ma già così ha lasciato la sensazione di una città moderna e rilassata allo stesso tempo.
Verso il confine, tra Rotterdam e Anversa
La mattina dopo abbiamo dato solo un’occhiata veloce alla città e siamo ripartiti quasi subito. La pedalata ci ha portati fino a poco prima di Anversa. La tappa è stata lunga ma scorrevole, sempre sulle solite ciclabili curate, tra canali, prati e qualche piccolo centro abitato.
La notte l’abbiamo passata in un campeggio appena prima del confine tra Olanda e Belgio, gestito da un olandese con una passione evidente per gli animali. Nel campeggio c’era di tutto: galline, capre, altri animali da fattoria, perfino dei lama che sembravano osservarci come se fossimo noi gli animali fuori luogo. In serata ha fatto brutto tempo, una delle cose peggiori che può succedere quando devi fare campo e mangiare qualcosa di caldo. Fortunatamente il proprietario del campeggio ci ha fatto accedere ad una zona comune coperta in cui abbiamo cucinato, mangiato e passato una piacevole serata.
Anversa, l’ingresso in Belgio e l’arrivo a Bruxelles
Il giorno seguente abbiamo superato il confine ed è ufficialmente iniziato il Belgio. Abbiamo raggiunto Anversa per la pausa pranzo, approfittandone per una breve visita al centro: architetture eleganti, piazze ampie, traffico moderato e quella sensazione di città viva ma non caotica. Dopo qualche ora siamo ripartiti, con Bruxelles come obiettivo.
L’arrivo a Bruxelles è stato uno di quei momenti che si fissano in testa e non se ne vanno più. Il nostro campeggio si trovava a nord della città, proprio sotto l’Atomium. Le immagini di quell’ultimo tratto, con la struttura argentata che spunta sempre più grande sullo sfondo man mano che ci avviciniamo, restano tra le più nitide del viaggio. Sistemata la tenda sotto uno dei simboli della città, la sensazione era quella di aver davvero raggiunto un punto importante del percorso.
Una casa a Bruxelles e un giorno di pausa
Per il giorno successivo avevamo prenotato una casa a Bruxelles, nella zona del Parlamento europeo. L’idea era chiara: un giorno intero di pausa dalla tenda, un tetto solido sopra la testa, una doccia come si deve e la possibilità di girare la città senza fretta. La giornata è scivolata via tra palazzi istituzionali, strade del centro, piazze, con la leggerezza di chi sa che il giorno dopo si ricomincia a pedalare ma per ora può godersi il meritato riposo.
Quella sosta, con un letto vero e un po’ di normalità, ci ha rimesso al mondo. Partire il giorno dopo è stato più facile, le gambe erano ancora stanche ma la testa era molto più leggera.
Da Bruxelles a Gent e il forno a legna in campeggio
Ripartiti da Bruxelles, siamo arrivati fino a Gent, una città che ha un fascino antico: canali, edifici medievali, ponti in pietra e un’atmosfera che sembra sospesa tra passato e presente. Ci siamo innamorati di Gent quasi subito, senza bisogno di troppe spiegazioni.
Anche il campeggio lì ha lasciato il segno: nel ristorante del campeggio lavorava un pizzaiolo italiano che disponeva di un forno a legna. Come da tradizione iniziata l'anno prima, non abbiamo esitato a prenderla. Così, tra tende, bici e tavoli all’aperto, ci siamo ritrovati a mangiare una pizza sorprendentemente buona nel cuore del Belgio.
Da Gent a Lille, poi treno per Saint-Quentin
Dopo aver visitato Gent, siamo ripartiti in direzione Lille. La tappa ci ha portati a cambiare ancora paesaggio e atmosfera, lasciandoci alle spalle il Belgio profondo e avvicinandoci sempre più alla Francia. A Lille abbiamo fatto sosta per il pranzo, con immancabile croque monsieur a ricaricare le energie, e poi abbiamo preso un treno verso Saint-Quentin.
Quella giornata è sembrata infinita. Anche dopo il treno, infatti, abbiamo continuato a pedalare nel pomeriggio fino a raggiungere il campeggio municipale Frette. Scoprire l’esistenza dei campeggi municipali, con prezzi calmierati e un’accoglienza semplice ma onesta.
Lungo il fiume e un hotel di dubbio gusto
Il giorno dopo abbiamo pedalato costeggiando le rive di un fiume per quasi tutta la giornata. Il percorso era piatto, silenzioso, scandito solo dall’acqua che scorreva al nostro fianco e dal passaggio di qualche chiatta. Era uno di quei giorni in cui il viaggio entra in modalità “flusso”: poche parole, gambe che girano, pensieri che vanno dove vogliono.
La sera, invece di un campeggio, ci aspettava un hotel di dubbio gusto appena fuori dall’autostrada. Insegna un po’ triste, frequentazioni discutibili, ma un letto è un letto, e dopo una giornata così non c’era molto da chiedere in più. Anche questi posti, a modo loro, entrano nel racconto.
Alle porte di Parigi: Bondy e l’ingresso trionfante
Finalmente, il giorno successivo, eravamo alle porte di Parigi. Abbiamo pedalato fino a Bondy, un sobborgo della capitale noto anche per aver dato i natali a Kylian Mbappé. Qui avevamo prenotato una casa, scelta quasi obbligata vista la scarsità di campeggi disponibili nella zona. È stata la nostra base per l’ingresso finale in città.
La mattina seguente ci siamo diretti al camping Les Rives de Paris, che avevamo prenotato mesi prima. Lì abbiamo piantato la tenda, lasciato i bagagli e, finalmente leggeri, ci siamo regalati un arrivo trionfante a Parigi: prima la Bastiglia, poi il Louvre e infine la Torre Eiffel, raggiunta pedalando come se fossimo arrivati al traguardo di una lunga corsa.
Epilogo: missione compiuta
Il viaggio, a quel punto, era praticamente concluso. Abbiamo continuato a visitare la città per il resto della giornata e anche la mattina successiva, godendoci Parigi senza più pensare ai chilometri da fare dopo.
All’ora di pranzo ci siamo diretti verso la Gare de Lyon, abbiamo caricato le bici e siamo saliti sul Frecciarossa diretto a Milano Centrale. Mentre il treno correva verso casa, la linea Amsterdam–Parigi si ricomponeva nella memoria: ciclabili perfette, confini attraversati, capitali europee, campeggi improbabili, una tenda sempre fedele e quell’asse di legno con la valigia sopra che, ancora una volta, aveva portato a casa il risultato.